Due mesi in cui non sono esistito
Ho avuto modo, frequentando i corsi lal’università, di essere selezionato per uno stage nella redazione di una delle testate più importanti del nostro paese, è stata un’esperienza bellissima fino al penultimo giorno. Ho conosciuto ragazzi bravissimi, gente veramente con cui si riesce a parlare, scherzare ma soprattutto lavorare in maniera fantastica ma come tutte le cose, anche qui esiste il rovescio della medaglia perchè, se da un lato vi è ciò che luccica, dietro molto spesso si trovano le incrostazioni.
Certamente io sono stato catapultato in una realtà di cui non conoscevo nulla, istruito alla meglio tra un problema ed un urlo ma cell’ho messa tutta, ho provato a fare del mio meglio cercando di mostrare che comunque, dopotutto, qualcosa valgo pure ed all’inizio è sembrato andare tutto bene, sembrava che di me gradissero molto le mie “competenze tecniche” con le quali, non essendo un fenomeno, riuscivo a risolvere e mettere una pezza ai vari problemi che venivano fuori di volta in volta; poi, dopo un periodo a tappar falle, sono stato assegnato a quella che era la mia assegnazione per la quale ero stato “reclutato”… un semidisastro. Una cosa che mi ha sempre “spaventato” è l’essere gettato in pasto a qualcosa senza sapere cosa fare, l’essere assegnato ad una mansione senza che nessuno ti spiegasse “oh ciccio, guarda qui si fa così, tac, tac e via” e nel periodo del prova e sbaglia ma la prossima volta sbaglia meglio ci si beccava anche i rimproveri per non aver fatto le cose come ci erano state dette.. si ma dette da chi? E sopratutto…QUANDO?!?!?
Ma lì sei l’ultimo arrivato quindi zitto e lavora, zitto e fai del tuo meglio, zitto e basta mentre le giornate passavano, l’isteria delle colleghe aumentava ed il mio umore precipitava, ero costretto pure a sorridere a chi, pur con maggiore esperienza della mia, non aveva idea di dove mettere le mani, dava ordini un pò a vanvera e si comportava pure come se io fossi la colf e non un “redattore”
E venne l’ultimo giorno, quello in cui, l’esperienza da bellissima, si è andata radicalmente trasformando in un fiasco totale. Alcuni dei valori in cui credo profondamente sono la lealtà e l’onestà, si lo so, sembra tanto un blog di un politico ma che ci devo fare? Quando sono tornato dal pranzo ed ho trovato il pc spento, ho capito che in quel momento ero già stato accusato, giudicato e sentenziato prima ancora che aprissi bocca ed infatti, appena mi misi a sedere capii dalle facce, ma soprattutto dal fatto che avevo il sacro consiglio della redazione annidato dietro le spalle. C’erano diverse opzioni alle quali potevo attingere: sbraitare, mandare tutti a quel paese o fare la persona educata ed andarmene a testa alta nonostante il tiro mancino subito. Nonostante nel colloquio mi sia stato anche detto di essere stato una persona maleducata (io maleducato?!?! Accipicchia… perfortuna che coloro che mi conoscono sanno che tipo di persona sono io) ho preferito tenere la testa alta ed andarmene via stringendo una mano, mi piacerebbe proprio vedere se a parti invertite avrebbero avuto lo stesso coraggio
La cosa esilarante è stato il motivo per cui decisero che non ero più necessario: aver rivelato su un forum cosa stavo facendo e che stavo cercando delle informazioni per scrivere un articolo (da notare l’articolo 2 del codice
deontologico dei giornalisti), e così, oltre due mesi della mia vita si sono volatilizzati nell’arco di una pausa pranzo, con annessa caccia alle streghe successiva oltre a varie minacce di citazioni in giudizio per aver infangato il nome della testata… ed alla fine eccomi qui, in quel posto è come se non ci avessi messo mai piede visto che, al momento dell’uscita in edicola, il mio nome, miracolosamente è sparito assieme a quella piccola retribuzione che avrei dovuto ricevere. Dopo aver risolto N problemi, trovato soluzioni, lavorato per 10 ore al giorno per una cifra miserrima ma felicissimo di fare quell’esperienza, non mi hanno dato neanche la soddisfazione di far vedere il mio nome su un qualcosa di stampato
E vabbè, è la vita e le cose non sempre escono come si vorrebbe, ma due cose ho imparato e non le dimenticherò facilmente: non fidarmi più dell’ambiente giornalistico, un’altra bellissima casta chiusa e richiusa in sè stessa dove sparare a zero e a dimenticarsi ci si mette veramente poco; mentre la seconda è più una consapevolezza: prima o poi nella vita ci si ritrova sempre, e non sia mai che magari la prossima volta le parti possano essere invertite…