Un amaro omaggio
“Quel periodo ero occupato dai preparativi per la tesi; un giorno uscii dalla facoltà di architettura con una bottiglia di vernice che mi sarebbe servita per dei lavori. Era presto per tornare a casa così andai al cinema a vedere un film persiano, ma nell’intervallo un uomo mi invitò calorosamente a seguirlo. Mi portò al cospetto di un’altra persona, alta, ben distinta ed indicandomi disse “è lui”. Prima che potessi dire che stavano sbagliando persona, mi ritrovai con le braccia alzate mentre mi perquisivano. Poco dopo ero in un commissariato a firmare un documento in cui mi impegnavo a presentarmi l’indomani alle 8 pena l’arresto ed il licenziamento oltre, ovviamente, al divieto di lasciare il paese.
Frastornato, venni portato a casa da un agente al quale chiesi di fermarsi prima della mia abitazione, per non far impensierire i miei familiari. L’agente fu ben felice di tornare al commissariato con le tasche più pesanti e “gentilmente” acconsentì.
L’indomani mi presentai e venni portato, da due uomini, a via Meykadè; solo dopo la rivoluzione si sarebbe scoperto che era una delle innumerevoli sedi della Savak.
L’interrogatorio fu brusco e le accuse non tardarono ad arrivare: mi accusarono di voler versare la vernice nel cinema e poi, il mio complice mai identificato, avrebbe incendiato il liquido uccidendo gli spettatori. Cercai di controbattere ma era inutile, da quel giorno in poi, per oltre sei mesi, fui costretto ogni martedì a presentarmi e firmare un registro come un delinquente sotto sorveglianza.
Poco dopo capii il motivo di quelle false accuse: qualche giorno prima, tornando dalla scalata settimanale che facevo insieme al mio compagno di stanza, Fereydun Sarabì, dissi che se ne avessi avuto il modo, non ci avrei pensato due volte ad uccidere lo Shah. Mettendo insieme gli elementi, capii che volevano mettermi paura perché avevo parlato troppo.”
Questo brano è stato tratto dal libro di mio padre As Mowlavi to Rum. Credo che sia il modo migliore per rendergli omaggio e mandargli un saluto. La sua mancanza è sempre più forte ed il vuoto che ha lasciato dentro di me, dentro tutti noi, è incolmabile con le parole ma sono le sole cose che ho.
Grazie papà di tutto e per tutto, non vedo l’ora di poterti riabbracciare e di poterci fare una delle nostre chiacchierate, senza di te, il mondo è un posto peggiore.